F.F. – Il Tirreno

«Un uomo per bene, gentile e onesto, che ha dato un contributo fondamentale alla cultura italiana». È così che il regista Daniele Segre ricorda Luciano Lischi, l'editore pisano a cui ha dedicato un intero film uscito in distribuzione proprio in questi giorni. Girato a Pisa lo scorso febbraio, il film è una lunga intervista all'uomo e all'editore che racconta e si racconta, sfoglia libri e ne ripercorre la storia e la genesi con grande passione e trasporto. «Lischi è stato un grande artigiano del libro, con una autentica vocazione per la cultura, per un “fare libri” accurato, in cui tutto contava, ogni dettaglio, ogni relazione umana, la competenza di ogni lavoratore: tanto che l'uscita di un libro, diceva Lischi, assomigliava alla nascita di un bambino, festosamente salutata». Segre, che di Lischi ha apprezzato «la timidezza, il garbo e la profonda intelligenza», ha lasciato una testimonianza viva del valore di un uomo che per la città di Pisa ha significato molto: «Volevo girare un film che documentasse l'eccezionalità di questa figura, rara nell'intero panorama italiano, e il mio è stato un tributo sincero e spontaneo per un editore che, nel nome della cultura, ha avuto il coraggio di portare avanti un progetto imprenditoriale coraggioso e allo stesso tempo pieno di fascino». Tre sono gli aspetti che Daniele Segre ricorda con più affetto di Lischi: «La capacità di stabile con ogni autore un rapporto di amicizia personale, la lealtà verso i lavoratori della sua tipografia considerati come un vera “famiglia” e il grande attaccamento al lavoro, con il suo amore per l'odore di inchiostro e per il rumore delle macchine che stampavano i libri. Il suo era un lavoro che produceva pensiero e idee».